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IL CONVENTO DI
ACQUAPREMULA
La villa, situata sul versante sinistro della Valle del Vigi, prende il nome da una antica sorgente, Acqua Premula, utilizzata per secoli nella calcolosi, malattia chiamata dalla popolazione del luogo Premiti.
L’acqua, che scaturisce da una fenditura della roccia, dal 1974 viene imbottigliata con il marchio commerciale FONTE TVLLIA.
Intorno all’anno 1000, nella villa sorgeva l’oratorio di una cella monastica dedicata a San Nicola di Bari, culto introdotto in Valnerina dai monaci siriani ed orientali (San Nicolaus Acquae Premulae vel Primulae Vallis Vigi).
Sin dall’alto medioevo si hanno notizie di una intensa vita monastica in questo luogo, sotto la guida di un abate. Da questo derivò non solo un consistente sviluppo delle attività economiche e degli insediamenti, ma anche un inevitabile incremento dell’ordine ecclesiastico, favorendo la nascita di nuove sedi pievane.
Successivamente, nel 1115, il Vescovo di Spoleto, Enrico Gualfredo, donò l’oratorio, comprensivo dei possedimenti e dei diritti decimali, all’Abate benedettino Leto; l’oratorio passò così ai monaci benedettini di Sant’Eutizio di Valcastoriana.
Conferma dell’avvenuta donazione si ha nel 1253 in una Bolla del Vescovo Bartolomeo Accoramboni e nel 1424 da Papa Martino.
Risalgono al periodo benedettino la cripta bizantina e la Chiesa Romanica.
In Visita Lascaris del 10 settembre 1713, Mons. Lascaris, allora Vescovo di Spoleto, ricordando le origini di San Nicola di Acqua Premula, riferisce anche che in quell’eremo, alla fine del V secolo, vi si era rifugiato San Severino, prima di assumere la dignità episcopale.
A metà del XVI secolo, i Benedettini donarono la Chiesa a Frati Cappuccini. Le prime testimonianze risalgono al 1568.
I Cappuccini, a partire dal 1624, costruirono il Convento, accanto alla chiesa esistente. Ultimati i lavori, il luogo prese il nome di Convento di Acqua Premula, su disposizione del ministro provinciale.
La ristrutturazione proseguì fino al 1652, quando Papa Innocenzo X proclamò una soppressione provvisoria causa l’esiguo numero dei frati. Con molta probabilità il Convento si ripopolò nel 1655, immediatamente dopo la morte del Papa.
Nel 1663, interventi strutturali rilevanti riguardano l’orientamento e, quindi, l’ingresso della Chiesa, l’abside e la costruzione di una cappella laterale. Seguì la costruzione dell’arco del Sancta Sanctorum e i pilastri della volta nel 1673.
I registri dell’antico Convento ci tramandano numerose notizie sull’assidua frequentazione di questi luoghi da parte di chierici e laici per bagnature o per passare le acque.
La vita del Convento cessò con l’abbandono dopo la repressione del 1882. La proprietà dello stesso passò al Comune di Sellano che, nel 1895, lo alienò ad un notaio padovano. Nel 1915, la proprietà passo a due abitanti del luogo e, infine, nel 1964, ormai in evidente stato di abbandono, la famiglia Tulli lo acquistò e lo ristrutturò.